top of page

Diego Boiocchi nasce a Stradella (PV) il 23 settembre 1971

A Zenevredo ha sede il laboratorio artistico, in via Gallini 5, dimora che vide i natali dello scrittore della Scapigliatura Carlo Alberto Pisani Dossi. Qui realizza opere in diverse tecniche, dall'olio su tela alla digital art (NFT), dall'acquerello al pastello, dal BIT WAX al BIT FRESCO, sue tecniche personali. Nello stesso laboratorio compone musiche, ideate ed eseguite su pianoforte, registrate ed editate con sistemi digitali od analogici, spesso parti integranti delle opere grafiche.

 

Dalla spiccata curiosità ed interessato a diversi ambiti del sapere, ha studiato pianoforte (Maestro Ennio Poggi), composizione ed orchestrazione (Maestro Leonardo Bolgeri), pittura (Maestro Egidio Demelli) e viaggiato in molte località lontane, prediligendo l'India, il Nepal ed il Kashmir alle mete occidentali.

 

Ha conseguito laurea magistrale presso l'Università di Pavia in Ingegneria Civile, con indirizzo progettazione di strutture. Si è in particolare occupato di analisi strutturale dinamica non lineare di monumenti storici, quali ad esempio la Cattedrale Gotica di Beauvais, su cui ha operato in collaborazione con le autorità francesi. 

 

Iscritto ad una seconda laurea, ha studiato fisica con indirizzo subnucleare, limitando i propri studi al terzo anno accademico.

Ha interessi in fisica, matematica, nello studio della mente, della logica, dei processi mentali, del rapporto tra pensiero e materia.

"La selezione del suo operato in occasione di questo prestigioso progetto attesta il valore della sua ricerca stilistica nel panorama artistico contemporaneo. La sua presenza è conferma che la creatività è una delle più importanti forme di trasmissione del sapere".

Vittorio Sgarbi - Critico d'arte

PREMIO INTERNAZIONALE ARTE MILANO

“Diego Boiocchi è un artista maturo e consapevole del suo fare arte, si inserisce nel comparto multiforme e sfaccettato dell'arte contemporanea e moderna, in continua ricerca ed evoluzione sperimentale. Attraverso la variegata produzione ci racconta e si racconta, nei sedimenti delle esperienze del vissuto esistenziale, con la freschezza e l'entusiasmo frutto dell'inesauribile passione e dell'incalzante fervore creativo. Le opere sono dinamiche, dirompenti di energia vitale, in movimento continuo, avvolgenti e permeanti nella plastica visionarietà. Il suo occhio si meraviglia, si sorprende, si entusiasma, si diverte nel convogliare, mescolare e scomporre in commistione gli elementi e i fattori compositivi, dando  vita a un'eterogenea formula espressiva, mai banale, né scontata e ripetitiva, ma sempre guizzante nell'originale e innovativa impostazione.  Le opere di Boiocchi risentono di influssi diversi e sono ispirate da fonti, che spaziano dalla tradizione all'invenzione avvenirista, traendo spunti di riferimento da soluzioni formali di varia e svariata provenienza e attingendo anche al comparto della rielaborazione grafica e della digital art. E' artefice di rielaborazioni e interpretazioni, che si rinnovano recuperando l'antico per  trasfigurarlo, ricondurlo all'oggi e "ricontestualizzarlo" all'interno della vasta gamma delle immagini e rievocazioni, appartenenti al mondo odierno. Boiocchi vive il suo fare arte proiettato dentro un mondo di indagini e colori, orientato verso il futuro e opera al contempo come creativo, illustratore e art-director, con una commistione di ruoli, che lo rendono assolutamente camaleontico, eclettico, poliedrico, trasformista  nello  stile. Egli segue il multiforme linguaggio della moderna comunicazione visiva, ma non la imita con pedissequa emulazione copiativa, bensì la rivisita e la riproduce secondo schemi e paradigmi suoi propri, personali e personalizzati, volutamente non convenzionali e non standardizzati. Nell'ambito pittorico si evidenzia la stilizzazione delle forme e delle immagini. Le figurazioni vengono esaltate dall'accurata scelta cromatica e dall'efficace resa del tratto segnico, sempre in bilanciato equilibrio strutturale con la coreografia compositiva d’insieme. Le composizioni, d'incisivo impatto, visualizzano elementi e soggetti a fronte di una comunicazione essenziale e al contempo esaustiva, che contiene emozioni, atmosfere, concetti, idee, pensieri "sintetizzati e metabolizzati" in un flusso narrativo scorrevole e ben fruibile. La natura e l'indole d'artista "sperimentatore" va ben oltre il semplice esercizio manuale, proteso alla finalità estetica e decorativa. Nei quadri si ravvisa uno sguardo di visionarietà particolare, la gioia, la meraviglia, lo stupore davanti alla semplicità, la forza dinamica propulsiva e sferzante canalizzata verso il futuro, la riscoperta e la rivalutazione dei colori accesi e vivaci, la serena e consapevole presa di coscienza "dell'ordine" di priorità e d'importanza delle cose, nell'articolato e complesso cammino esistenziale. Questa simbolica gerarchia, consente di individuare e riconoscere ciò a cui dare peso e ciò a cui invece non è necessario attribuire rilevanza e si traduce in una sorta di libero e genuino sguardo d'osservazione sul mondo, da condividere con lo spettatore. Boiocchi si esprime e racconta attraverso raffigurazioni immaginarie, dotate di una forte consapevolezza e coerenza compositiva, senza mai abbandonarsi alla casualità. Le immagini sfociano in un fresco e immediato "istante pittorico" di rapida e decisa rappresentazione di un ricordo, di una fantasia, di un’idea. La composizione si muove e possiede vita propria, brulicando di vitalità energica.  L’impronta  meditata e riflessiva dell'indagine esistenziale, impressa e comunicata con vivida forza nelle opere, è prima e a monte del gesto pittorico, che conserva e mantiene inalterati  e intatti tutti i concetti, le emozioni e le idee, che si sono manifestate e hanno guidato la fase pulsante del momento creativo. Per Boiocchi la tensione creativa è sinonimo di rinnovamento, di movimento, di futuribile, di futuro ed equivale alla gioia della riscoperta di un mondo nuovo, fatto di visioni sempre diverse e coinvolgenti, di visioni e dì sogni, piccoli e grandi, che passano in rassegna il ciclo della vita. Micro-mondi accanto a macro-mondi, dentro ognuno dei quali la sensibilità dell'autore ci rivela, con uno sguardo a tutto tondo del suo fare arte, l'ampio orizzonte che abbiamo davanti consentendoci di apprezzarne ed assaporarne fino in fondo la vitale profondità sostanziale e contenutistica".

 

Elena Gollini - Critica d'Arte

BIENNALE MILANO - Internationa Art Meeting

 

"La vitalità e il dinamismo, che Diego Boiocchi trasmette alle proprie creazioni, è frutto di un rapporto tra accurata preparazione tecnica, matura padronanza dl mestiere espressivo e innata creatività. La sua formula artistica è incisiva e caratterizzata da un’elaborazione raffinata e ricercata. L’arte di Boiocchi, nella sua poliedrica ed eclettica formulazione, è avulsa da correnti ideologiche condizionanti e conformanti e si accosta all’essenzialità e alla comprensione incontaminate, senza turbamenti e ripensamenti ideologici. L’indole creativa, a cui Boiocchi rivolge la sua ricerca sperimentale, si indirizza verso la sintesi liberatoria esistenziale".

 

Elena Gollini - Critica d'Arte

SPOLETO ARTE
MUSEO FERRARI  di MARANELLO - Creatività Vincente - Mostra d'arte

 

"Arte di Moho, fra Bit Wax e Bit Fresco": "Ascoltare Diego Boiocchi, in arte Moho, nella sede dell’Infopoint di Stradella fa un effetto strano. Pochi metri più in là, passa un treno. Com’è normale che sia, essendo in una stazione. A distanza più ravvicinata si sente il frullìo di pensieri in movimento, quelli di un artista affascinato da una varietà di stimoli riconducibili a due elementi: numeri e provocazione. Boiocchi è un ingegnere, ma non è la sua formazione universitaria ad avergli aperto un mondo di numeri e spazialità. Il mondo di Diego è Diego. Non perché mostri di essere un superuomo, non per egocentrismo. Al contrario: Diego enuncia prima limiti, difetti, errori e incertezze. Il mondo di Diego è Diego perché è un mondo senza copie e impossibile da replicare. Pone in chiaro che lui ha deciso di esporre la sua arte meno di un anno fa, a 43 anni, che prima non era sicuro, non che lo sia stato dopo. Perlomeno non di tutto. E’ sicuro ad esempio che non vuole entrare in un tourbillon di eventi. No: ha provato, ma ora vuole esserci non sempre né spesso, ma talvolta. L’inflazione della presenza non va bene. E poi c’è altro da fare. Sperimentare, ad esempio, nuove modalità di espressione. Diego lo fa nel suo studio di Zenevredo, a pochi chilometri da Stradella. Chiamarlo studio è riduttivo perché quel suo studio è la casa dove nacque Carlo Alberto Pisani Dossi, il padre della Scapigliatura. Saranno i muri, saranno le colline, sarà un posto che forse vuol dire “ginepreto” (di idee, emozioni, sensazioni), sarà che a volte le cose succedono. A Diego succede di aver trovato un modo per accompagnare le sue opere pittoriche con la sua musica, composta, arrangiata ed eseguita da lui stesso su pianoforte mezzacoda, ottimizzata con sistemi Mac. Sinestesia: si vede, si ascolta, si pensa. La prima mostra di Diego risale al febbraio 2014. Si intitolava “Collezione Pittipanna” e fu allestita in Santa Maria Gualtieri a Pavia. Poi è accaduto altro. L’incontro con Vittorio Sgarbi, la presenza in Spoleto Arte. Dal 4 al 7 dicembre le sue opere saranno in Spectrum a Miami, in Florida, poi dall’11 al 25 gennaio alla Biennale Internazionale d’arte di Palermo. Diego dipinge con tecniche ad olio, pastello, acquerello. E fin qui, niente di nuovo. Però dipinge anche Bit Wax e Bit Fresco. La tecnica Bit Wax consiste in particolari procedimenti di trasposizione da immagini native digitali a dimensione materica. Il Bit Fresco consiste nel modificare, attraverso interventi digitali, la forma originale delle opere. Qui scatta la provocazione: “Volete questo? Volete la finzione?” – chiede Diego a un pubblico ipotetico – “Eccola: non è l’originale, è ciò che volete. E’ il bello secondo voi”. Il veramente falso di Diego ha avuto la capacità di ravvivare un ricordo. Nel 2006, a Bayeux, in Normandia, andai a vedere l’arazzo tessuto da Matilde, moglie di Gugliemo il Conquistatore, per narrare e celebrare la conquista dell’Inghilterra da parte dei Normanni. All’inizio dell’esposizione il pubblico si assembrava per vederne la riproduzione su carta, senza avvedersi che si trattava di una semplice riproduzione. Nella sala dove era esposto l’originale, composto da più tele unite fra loro, nessuno. “Per riconoscere un originale occorre cultura, quella che viene insegnata sin da piccoli, bisogna saperlo riconoscere – dice Moho -. Certamente è più facile accontentarsi di un bell’involucro che andare a cercare l’originale. A me l’involucro non interessa. Ho pensato che in una delle prossime mostre potrei esporre un’opera rielaborata e, nel retro della tela, fissare l’originale. Quale preferite?, potrei chiedere”. Soggetto fondamentale: l’osservatore. “Senza un osservatore l’esperimento non può riuscire”, sottolinea Boiocchi. Quindi è indispensabile sempre valutare “l’effetto che fa”. L’effetto che ad esempio può fare la serie di opere che lui stesso ha definito di Cromodinamica Quantistica. Vanno viste, più che spiegate, e ognuno le può vedere in modo diverso, soggettivo, mutevole secondo la sensibilità e il momento. Così come si suggerisce di osservare le opere di Moho ascoltando la sua musica. L’esperimento può essere testato anche a distanza – ma la vista e l’ascolto originali sono un’altra cosa – sul sito . Provare. E non credere".

 

Cinzia Montagna - Giornalista

OLTREPO' MONDO - Ritratti  - INFOPOINT

 

“Pensando alle vibrazioni offerte dai suoi lavori affiorano alla  mente giravolte di suoni, improvvisate costellazioni di meraviglia. Bandite strutture o gabbie interpretative già pronte ad impedire una fluida emanazione, la ricerca di Diego Boiocchi volteggia sostenuta da un universo immaginifico irradiato. "Non solo chikchen" è un evento che non ama un palcoscenico teatrale con un unico punto di vista, ma molti punti di vista intrecciati insieme. Una vertigine di immagini, suoni e luci modifica la percezione della galleria. Non prendere una direzione definitiva, ma lasciarsi affascinare e stare in una vertigine percettiva è una sensazione del vivere contemporaneo”.

 

Elena Jelmoni - Gallerista e Scenografa

JELMONI STUDIO GALLERY

 

“Sarà un mondo fantastico quello che (…) sarà ricreato all’interno di Santa Maria Gualtieri in piazza della Vittoria (a Pavia). Il mondo che Diego Boiocchi in arte Moho ha disegnato chiuso in una stanza, facendo correre immaginazione e ricordo (...) L’intera “Collezione Pittipanna”. E ad ogni stampa monocroma sarà abbinato un cd composto da Boiocchi che è anche compositore (…) Le sue opere? Nulla che abbiano a che fare con la realtà, ma lavori di grafica pura che raccontano il suo mondo (...)”

 

Manuela Marziani - Giornalista

IL GIORNO

 

“Ogni disegno un’emozione, un viaggio interiore. E una musica originale, composta dallo stesso artista, Moho alias Diego Boiocchi a corredo di ogni opera. È la collezione Pittipanna (…) Diego Boiocchi, in arte Moho, ha 42 anni e vive tra Pavia e Zenevredo, dove ha sede il suo atelier (in via Gallini, 5). Moho spazia dall'olio su tela alla digital art in finger painting, dall’acquerello al pastello, ma ha studiato anche pianoforte, composizione, orchestrazione, pittura, ingegneria ed ha viaggiato per il mondo, assorbendo le atmosfere di India, Nepal, Kashmir.  «La realtà può essere ben rappresentata dall’arte fotografica – spiega Moho – io mi occupo d’altro, di rappresentare un mondo interiore, paure, emozioni, gioia, amore. Il pittore è l’unico fotografo di un mondo solitario, presente solo nella mente». In mostra (…) trenta improvvisazioni artistiche monocrome dipinte con le dita e dieci stampe su carta derivanti dalle opere originali in cui alle linee sinuose si aggiunge il colore. « Ogni stampa insieme alla musica originale viene proposto in un cd che permette di entrare nel mio universo emotivo. Ogni quadro è un’emozione, una parte del mio inconscio»”

 

Anna Ghezzi - Giornalista

LA PROVINCIA PAVESE

 

“Richiamo i tratti della vicenda creativa messa in atto da “Moho” con una mano icastica e fantasiosa che travalica la staticità figurativa, in un’originale ricerca espressiva””

 

Siro Brondoni - Studioso e critico d’arte

IL TICINO e IL POPOLO

 

“Il camaleontico Diego Boiocchi, conosciuto con lo pseudonimo di Moho, è un esempio a modello di giovane talento eclettico e versatile, che riesce a riunire in equilibrata commistione, il trasformismo moderno all'antica tradizione. Nella ricerca stilistica si rispecchiano, sia le regole strumentali appartenenti all'espressione più classica, sia i canoni dogmatici considerati più innovativi e tecnologicamente avveniristici. I fondamenti primari della sua avvincente sperimentazione sono la consolidata competenza e l'accurata preparazione in materia grafica, che gli consentono di elaborare dei disegni di eccelsa qualità, realizzati in forma di stampe monocrome e policrome in finger painting. L'elemento digitale e informatico è parte integrante, è una componente indispensabile, che viene utilizzata per dare ulteriore risalto alle creazioni, pezzi unici di forte originalità e accattivante impatto visivo. Accanto alla "digital art" Boiocchi si cimenta, con abile capacità, in un'interessante produzione di quadri su tela, a olio, acquerello, pastello, tecnica mista, che ne denotano l'innata sensibilità e il raggio operativo d'azione di eterogenea e vasta portata, che lo qualificano come artista a tutto tondo”.

 

Elena Gollini - Critica d'arte

SPOLETO ARTE

 

“Diego boiocchi e la sua arte d'avanguardia - il mix perfetto nella cornice perfetta: le mostre di Spoleto Arte. Boiocchi, accanto alla viscerale passione per l'arte ha studiato anche pianoforte, composizione e orchestrazione. Le sue opere sono posizionabili in una prospettiva fantastica tra reale e irreale e attraverso il sapiente uso della grafica, si inseriscono nell'ambito dell'attualissima e innovativa "Digital Art" e della avveniristica "Tradigital Art" riunendo simbolicamente il trasformismo contemporaneo alla tradizione classica, in un legame, che trova il suo filo conduttore portante nel desiderio di ricercare sempre originali forme d'espressione, di mettersi in gioco con inesauribile entusiasmo e spirito d'inventiva. Nella multiforme carrellata di opere alterna rappresentazioni basate sul finger painting, con stampa in monocromia e policromia, a quadri elaborati su tela con la tecnica mista, a olio, acquerello, pastello, che evocano immagini di piacevole impatto. E' molto attivo nelle iniziative a scopo benefico ed è spesso coinvolto in manifestazioni, dove le sue creazioni vengono vendute per sovvenzionare e sostenere importanti progetti di Onlus e associazioni solidali.”

 

Comunicato stampa

VENEZIA TODAY, SCOOP SQUARE, LIBERO 24x7, LOMBARDIAPRESS, QOOP

 

"Espressiva ed originale. Ad maiora!"

"La nuova commedia umana: sogni e tristezze, speranze e sofferenze"

"L'arte che si fonde nel futuro. E' musica per la vita"

"Una bella originalità espressiva"

"Quando un artista mette anima e cuore in tutto ciò che cerca il risultato non può che essere emozionante..."

"Un inquietante talento"

"Complimenti per il tuo fantastico mondo"

"Complimenti per la progettualità e il 'senso delle cose' che traspare in ogni tratto"

"Trovo interessante il lavoro musicale dietro ad ogni opera ed ancora più affascinante la tua capacità di ritrarre e raccontare espressioni e stati d'animo attraverso pochi tratti"

"Segno essenziale che riempie armonicamente lo spazio vuoto in cui affonda! Complimenti anche per la sua splendida musica!"

"Spero che questo sia il primo passo di un lungo cammino"

"Un artista tutto da scoprire"

"Sono rimasta incantata"

"Grazie della luce che diffondi"

"Non costruire nulla di bello se non sei in grado di renderlo indistruttibile"

"Delicatezza, dinamismo e fantasia! Complimenti"

"Mi è piaciuta molto"

"Tantissimo!"

"Minimalista, essenziale, originale, complimenti!"

"Una piccola meraviglia"

"Bravissimo e geniale"

"Una mostra insolita: all'apparente semplicità delle opere esposte corrisponde la profondità e la bellezza di un significato che si manifesta attraverso la musica associata alle opere stesse. Una mostra unica e irripetibile"

"Uno spaziare nelle emozioni sue... che di riflesso possono essere anche quelle di tutti noi! Grazie"

"Molto piacevole. Ottimi colori. Buon gusto e ottimo disegno"

"Una conoscenza importante"

"I tuoi dipinti sono meravigliosi: in ognuno vedo qualcosa che mi riguarda"

"Veramente una sorpresa! Bravissimo"

"Hai dentro di te Arte"

"Bel tratto, bei colori, tanta armonia poetica!"

"Non pensavo di conoscere un così grande artista"

"Esprimi in modo stupendo l'arte"

"Complimenti per la mano artistica e la fantasia"

 

Commenti  vari dei Visitatori

MOSTRA COLLEZIONE PITTIPANNA

 

"Dico subito che questa mostra è stata per me, anzitutto, l’occasione per incontrare e conoscere di persona Diego Boiocchi. Di conoscere l’uomo e l’artista. L’autore e il protagonista della nostra mostra. L’anno scorso avevamo già potuto conoscere  e  apprezzare  alcuni  aspetti  del suo lavoro d’artista con le 30 opere in tecnica classica e digitale presentate nella mostra personale Donna Pittipanna, patrocinata dall’Assessorato alle Pari Opportunità presso la nostra Sala della Cultura Ugo Magnani. Un articolo, poi, di Cinzia Montagna, pubblicato su ‘Oltrepò mondo’, il magazine del nostro Infopoint,  ci  aveva  consegnato  il  brillante  e vivace ritratto di un artista dalla spiccata curiosità, interessato a diversi ambiti del sapere e dell’arte, capace di far convivere le nostrane atmosfere e suggestioni oltre padane con le atmosfere e le culture ben più esotiche assorbite nei suoi frequenti viaggi in Asia orientale. Devo dire che fin da quando - sono ormai dieci anni - abbiamo dato inizio alla bella avventura del nostro teatro, ci ha accompagnato un’idea precisa del territorio in cui quel teatro si trova ad operare. L’ambizione è sempre stata quella di riuscire a coniugare specifiche identità e appartenenze locali con i più vasti orizzonti della cultura, della mente umana, dell’intelligenza universale. Dove tutto il teatro, l’immobile intero, potesse diventare palcoscenico e ‘teatro’, appunto, delle più varie e nobili espressioni artistiche. Permettetemi di riprendere in proposito - anche in questa sede - una metafora che mi è molto cara. Tutti conosciamo l’Odissea. La vicenda di Ulisse che torna a Itaca, la sua isola, dopo aver vagato per anni per il mondo. Ebbene, io penso che solo chi custodisce un’idea di Itaca in fondo alla propria memoria è Ulisse capace di esplorare le diverse terre del mondo. E’ il viaggiatore che riesce a stupirsi di tutto ciò che è nuovo rispetto all’isola da cui è partito. Chi invece non ha un punto di partenza è solo un girovago, che consuma inutilmente il tempo e lo spazio, senza approdo e senza meta. Cosa c’entra questo con la nostra mostra? C’entra tanto, io credo. Quando Boiocchi ci ha proposto la sua mostra - in verità la prima proposta a me è arrivata da Marianna sulla cima di una montagna! - di fronte ai contenuti e, insieme, alla vicenda biografica dell’artista, non ho potuto evitare di tornare a riflettere su quei due presupposti. Le radici e i più vasti orizzonti dell’arte e della mente umana. E di pensare a come questa mostra - ma certamente anche l’altra, di Miriam Prato, che chiuderà a maggio la stagione - rispondesse a quell’idea di territorio e di cultura che ci eravamo, fin dall’inizio, proposti. Conoscendo Diego, poi, di persona, mi hanno subito colpito la sua vitalità, il suo dinamismo, la sua incredibile versatilità, il suo eclettismo. Una vitalità, un dinamismo e un eclettismo che si ritrovano nelle sue opere. Opere che, non a caso, sono frutto di segni - o se si preferisce - di segnali emotivi che appartengono al suo vissuto. Dove il carattere gestuale del segno sa esprimere la gioia e la felicità della creazione artistica. E non a caso viene da pensare alla musica. Prima ancora di ascoltarla la musica - quella musica da lui composta - associata all’opera stessa, in un formidabile, suggestivo e intrigante incontro di arti diverse. Perché il bello del percorso artistico di Boiocchi è che arti diverse si incontrano - come anche  la  nostra  mostra sta  a  dimostrare,  mentre  vanno  a  superarsi  i limiti  della onvenzionale pratica pittorica manuale per offrire impostazioni tecniche nuove e soluzioni personali, per niente conformistiche, con una tecnica personalissima e molto raffinata che sa suggerire all’osservatore una pluralità di stimolanti chiavi di lettura. Non ho certo le competenze del critico d’arte, ma a me pare - vedendo l’esito di queste “innovative tecniche digitali su carta e cotone” - che segni grafici, forme, temi e lo stesso motivo ‘scarlatto’, la monocromia rossa che ne è la cifra autentica, vengano proiettati in una dimensione intrisa di grande spessore poetico. Padrone del mestiere, dall’accurata preparazione tecnica e dall’innata creatività, ‘Moho’ - questo il suo nome d’arte - sa spaziare dall’olio su tela alla ‘digital art in finger painting’ (dove l’elemento digitale e informatico è parte integrante e componente indispensabile) dall’acquerello al pastello, dalla rielaborazione grafica alla tecnica mista. Quale che sia il mezzo e il percorso stilistico adottati, la sua formula artistica resta sempre incisiva e caratterizzata da un’elaborazione raffinata e ricercata, non rinunciando mai a mettersi in gioco con inesauribile entusiasmo e spirito d’inventiva. I  fondamenti  primari  della   sua  avvincente  sperimentazione sono  la  consolidata competenza e l’accurata preparazione in materia grafica, che gli consentono di elaborare disegni di grande qualità, realizzati in forma di stampe monocrome o policrome. E ne abbiamo, nella   nostra   mostra,   esempi   illuminanti   e   davvero   convincenti. L’elemento digitale e informatico è parte integrante; è una componente indispensabile, che viene utilizzata per dare ulteriore risalto alle creazioni, che sempre si traducono in pezzi unici di forte originalità e accattivante impatto visivo. Se è vero che in questo suo eclettismo creativo egli segue il multiforme linguaggio della moderna comunicazione visiva, non è men vero che questo mai si traduce in una pedissequa emulazione. Il linguaggio comunicativo moderno viene intelligentemente rivisitato e riprodotto secondo paradigmi e sensibilità suoi propri, mai convenzionali e standardizzati. Osservando le monocromie esposte in queste sale si è colpiti dall’incisivo impatto visivo delle composizioni, dove gli elementi e i soggetti si limitano ad una comunicazione essenziale, ma non per questo meno esaustiva. In fin dei conti - viene da chiedersi - perché mai è necessario riempire inutilmente la scena, quando basta - come dimostra Diego - un tratto, una linea, un segno per comunicare la propria visione e il proprio sguardo d’osservazione sulla vita e sul mondo e, nel contempo, per dare via libera alla fantasia interpretativa dell’osservatore? Sono, queste, composizioni che paion quasi muoversi  di vita  propria, brulicando di vitalità e di energia. Né è un caso - come ha scritto qualcuno - che in Boiocchi - cito - “la tensione creativa è sinonimo di rinnovamento, di movimento, di futuribile, di futuro ed equivale alla gioia della riscoperta di un mondo nuovo, fatto di visioni sempre diverse e coinvolgenti, di visioni e di sogni, piccoli e grandi, che passano in rassegna il ciclo della vita. Micro-mondi accanto a macro-mondi, dentro ognuno dei quali la sensibilità dell’autore ci rivela, con lo sguardo a tutto tondo del suo fare  arte,  l’ampio orizzonte  che abbiamo  davanti consentendoci di apprezzarne ed assaporarne fino in fondo la vitale profondità sostanziale e contenutistica”. Non ci resta, dunque, che apprezzare e gustare questa bella mostra che rimarrà aperta fino al 21 novembre e questo suggestivo incontro di arti diverse. E, oggi, approfittare di questo incontro inaugurale per ascoltare e apprezzare le musiche originali eseguite da due giovani talenti e bravi musicisti: Alessandro Trancuccio e Sofia Bellettini. Buon ascolto e buona mostra".

 

Pierangelo Lombardi

DIRETTORE DEL TEATRO SOCIALE DI STRADELLA - TESS

MOSTRA SCARLATTO

bottom of page